
Nel precedente articolo vi ho parlato dei Yama, il primo degli otto rami che compongono il sentiero dello Yoga secondo Patanjali, il quale tratta dell’atteggiamento che abbiamo verso le cose e le persone al di fuori di noi.
In quest’articolo tratteremo il secondo ramo, Niyama, riguarda come ci relazioniamo con noi stessi interiormente. Buona lettura!
NIYAMA
Niyama è l’atteggiamento che abbiamo verso noi stessi, il rispetto personale. Ci sono cinque niyama:
1. Sauca (purezza)
Si riferisce a quanto l’igiene personale sia fondamentale per il proprio benessere psicofisico. La pratica degli asana, le tecniche di pranayama (esercizi di respirazione) e la meditazione sono degli strumenti adatti ed indispensabili per mantenerci in salute. Sauca non si riferisce solo al corpo fisico, ma più importante della pulizia fisica è la purificazione della mente dalle sue emozioni, tali l’odio, la passione, l’ira, la lussuria, l’avidità, l’illusione e l’orgoglio. (1).
Questo concetto fa riferimento anche ad una sana alimentazione, preferibilmente sattvica (ne parleremo più avanti quando tratteremo l’Ayurveda).
A dipendenza della cultura e delle diverse tradizioni ci sono pratiche purificatorie. Nel testo Hatha Yoga Pradipika, il testo più importante dello Hatha Yoga, prevede una serie di pratiche chiamate kriya, come ad esempio: Neti (pulizia dei seni nasali), Nauli (pulizia intestinale) e Trataka (rilassamento e pulizia occhi), ma ce ne sono molte altre.
2. Santosa (contentezza)
Si riferisce all’appagamento, alla gioia e alla soddisfazione. Come dice l’espressione “Vedere il bicchiere mezzo pieno”, piuttosto che mezzo vuoto. Apprezzare con umiltà e modestia quello che si ha e si è. Non è un accontentarsi passivamente, ma valorizzare ed accogliere quello che la vita ci offre, inclusi i momenti di difficoltà, dai quali si possono trarre grandi insegnamenti.
La felicità viene dal nostro interno, non dipende dagli accadimenti esterni.
3. Tapas (uso disciplinato della nostra energia)
Possiamo definire tapas come il fuoco della volontà, della perseveranza e dell’auto disciplina.
Dietro il termine tapas c’è l’idea di poter usare le nostre energie per impegnarci con entusiasmo nella vita e raggiungere il nostro obiettivo.
Tapas è anche la disciplina nel mangiare, porre particolare attenzione alla postura del corpo, la consapevolezza alla respirazione. L’importante non è cosa si fa, ma dedicare il massimo impegno, con cuore aperto e costanza, in questo modo la nostra energia sarà usata a buon fine e non dispersa verso l’esterno.
4. Svadhaya (studio individuale)
Si riferisce a qualsiasi attività che coltivi la coscienza autoriflessiva e di introspezione. Svadhya ci invita ad iniziare un percorso di crescita personale, mirato allo studio sulla nostra vera natura, a riflettere chi siamo e quale è il nostro scopo in questa vita, capire cosa ci fa bene, al fine di accogliere ed accettare i propri limiti, attuando dalla consapevolezza e limitando sempre di più gli automatismi.
5. Isvarapranidhana (celebrazione del Divino)
Il termine far riferimento all’unione con il Divino, ad una forza creatrice più grande di noi. Qui è importante sottolineare che lo yoga non è una religione, quindi c’è la libertà di seguire le proprie credenze (Dio, Universo, energia, Natura…).
CONSIGLI PRATICI
- Prenditi cura dell’igiene personale e mantieni puliti ed in ordine gli spazi (abitativo e/o lavorativo).
- Pratica lo Yoga, ricorda che lavora su diversi livelli energetici.
- Coltiva la gratitudine, questo ti aiuterà a mantenere la consapevolezza nel momento presente e ad apprezzare il qui ed ora.
- Dedica tempo alle attività che ti danno soddisfazione e limita le informazioni negative che TV e social media divulgano.
- Fissa piccoli obiettivi giornalieri, ti aiuteranno a sviluppare la costanza
- Trascorri tempo in Natura: abbraccia un albero, cammina a piedi nudi, o semplicemente fai una bella passeggiata nel bosco.
(1) Per gli approfondimenti leggi l’articolo “I KOSHA”
Vi aspetto nel prossimo articolo!
Redatto da Rosa Roca ©

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