Patanjali e gli otto rami dello Yoga: PRATYAHARA

Pratyahara è il quinto gradino dell’ottuplice sentiero dello yoga.

Pratyahara si riferisce al ritiro dei sensi, si può comparare ad una tartaruga. Così come quest’animale ritira gli arti e la testa all’interno del suo guscio, noi portiamo la consapevolezza verso l’auto-osservazione interna  limitando le distrazioni e/o stimoli sensoriali verso l’esterno, aumentando in tal modo la propria coscienza.

Viviamo in una società basata su dei modelli di vita basati sull’appagamento dei sensi e sull’apparire. I nostri sensi vengono stimolati in continuazione, direttamente ed indirettamente, attraverso la pubblicità, i social media, l’uso di dispositivi elettronici…, allontanandoci sempre di più della propria fonte primordiale, fatto che diminuisce in maniera drastica la propria capacità di discernimento.

Pratyahara è il gradino che prepara il terreno per la meditazione. Quando la mente è calma i sensi la seguono e noi ci sentiamo pieni di energia, in quanto questa non è stata dispersa verso il materiale.

Spesso le persone si avvicinano allo yoga sperando di ritrovare quella serenità e pace interiore che è così sfuggente, scoprendo che è sempre stata con loro. Lo yoga non è nient’altro che un processo che ci permette di fermarci ed osservare i processi mentali. Ed è allora che i confini svaniscono e ci permettono di vedere la vera natura.

  • Coltivare l’ascolto attivo, caratterizzato dell’empatia e dell’accettazione, e non sul giudizio.
  • Diminuire gli stimoli sensoriali regolando l’uso dei dispositivi (telefonini, tv, ipad, TV…)
  • Fare le attività singolarmente ed in piena consapevolezza. Ad es. Se mangio, mi concentro sul cibo; se vado a correre, mi concentro sul respiro e sul movimento del corpo.
  • Passare più tempo in Natura

Redatto da Rosa Roca ©

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